Torta Guida galattica per gli autostoppisti – vaso di petunie

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Sapete sempre dov’è il vostro asciugamano? Temete la poesia Vogon più di un incontro di boxe con Muhammad Ali? Smaniate dalla voglia di bere un gotto esplosivo pangalattico (per avere l’impressione che il cervello venga spappolato da una fetta di limone legata intorno a un grosso mattone d’oro?) e soprattutto uccidereste pur di avere un fucile a punto di vista?
Allora non serve che vi spieghi perchè la mia Torta Guida galattica per gli autostoppisti è un vaso di petunie né tanto meno perché sta dicendo “oh no, un’altra volta“.

Per tutti quelli che si sono persi 5 righe fa invece DON’T PANIC!
Stiamo solo parlando della “trilogia in cinque parti” scritta di Douglas Adams e più nello specifico in un curioso e improbabile episodio che vede come protagonisti un capodoglio ed un vaso di petunie. Se siete curiosi di approfondire vi consiglio di guardare il video (cliccando sull’immagine) o di proseguire per la torta (dopo il break)

Ora ammetto che come Torta Guida galattica per gli autostoppisti ci sono sicuramente soggetti più facilmente riconoscibili ma questa è una citazione per geek puri e duri, per gente che sa  riconoscere in quel vaso l’ennesima incarnazione di Agrajag (che viene ogni volta inavvertitamente ucciso da Arthur Dent). Senza contare che ha il vantaggio di passare inosservata qualora doveste essere “costretti” a fare un dolce “normale” per un’amica/zia/cugina.acquisita che non saprebbe apprezzare un più banale libro.

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Suolo! ti chiamerò suolo! chissà se diventeremo amici? CIAO SUOLO! 

E adesso giuro che la smetto di fare citazioni (potessero rubarmi il mio asciugamano) e vi parlo un po’ del dolce.
Si tratta della torta che ho preparato per il compleanno della mia geekissima genitrice (è una matematica, ricercatrice, mi ha letto il signore degli anelli come favola della buona notte ma non il ciclo di Shannara perché non le era piaciuto molto… è ufficialmente una di noi) ed è anche uno dei lavori di cui sono più orgogliosa perché, come disse una mia amica “se te la scordi sul balcone la innaffiano!”

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E’ con questa torta che è sbocciato fiorito e s’è radicato peggio di un baobab (ricordatevi di strappare sempre i baobab quando sono piccoli o potrebbero distruggere vostro pianeta una volta cresciuti) il mio amore per la torta per tutti gli usi.

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Per l’occasione di riempii lo stampo a forma di castello  e poi tagliai via le merlature…

Scoprii così la tendenza di questa torta a produrre briciole molto molto simili a del terreno. E unii questa idea ad un primo esperimento con la torta modellabile per ottenere il realistico effetto terreno (non dico suolo non dico suolo, giuro. Ma l’ho pensato)

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Ma andiamo con ordine: questa torta è al cioccolato e arancia, farcita di bavarese ciocco-arancia e ricoperta da un velo di frosting all’ arancia  che tiene su la copertura in pasta di zucchero e fiori e foglie sempre in pdz (tranne il pistillo centrale).
Il terreno non è altro che il frosting mescolato con torta sbriciolata in proporzioni 1 a 2 (insomma due di torta per uno di frosting) sul quale poi ho pressato delicatamente altra torta sbriciolata.
Lo stesso trucco che ho usato poi nella torta finché morte non ci separi per intenderci. Lo stesso impasto l’ho usato per saldare i pezzi della torta che mi si era divisa in due al momento di regolarizzare il bordo superiore (aaaargh) e lo potete ammirare “nature” sul bordo di questa foto. Vedete? il sole fa luccicare quello che sembra terreno bagnato… in realtà è un pezzo che non è stato ulteriormente ricoperto dalle briciole!

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All’epoca non avevo ancora gli stampini a forma di foglie, così mi arrangiai.
Per i fiori usai i cutter e li lasciai ad asciugare nel porta uova del frigorifero prima di dipingerli (sfumature ottenute con colorante molto diluito in alcool).

Per le foglie invece una volta tagliata la sagoma passai i bordi con lo stuzzicadenti.
Le venature le ottenni lavando ben bene delle foglie di rosa (accertatevi che nessuno abbia dato qualche pesticida prima) e stendendoci su la pasta di zucchero. Poi le ricalcai a pennello. Un procedimento lungo e noioso insomma.  Il fatto che siano ben piegate deriva dall’averle lasciate ad asciugare per un giorno e più in posa sul mattarello.  Bisogna ingegnarsi nella vita.

Il vaso infine è stato piuttosto semplice, ho solo perso un po’ di tempo per sfumare con due tonalità di marrone (coloranti in polvere color caramello e  caramello con una punta di nero) le “macchie di umidità” e le imperfezioni tipiche dei vasi di coccio.

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Nel taglio potete notare l’insolita scelta della farcitura (lo stampo ha un buco al centro) e come il frosting risulti scuro per l’aggiunta di torta.
La pasta di zucchero non è molto spessa (1-2 mm) anche perché mia madre la detesta. Il che mi ha fatto pensare “se non puoi combatterli unisciti a loro”, ovvero mi sono detta che era inutile ostinarmi a fare un vaso da esposizione, liscissimo e regolare come quelli fatti in serie. Optando per un effetto “vecchio vaso di coccio fatto a mano” ho reso le irregolarità un pregio ed il sapore…. circa 3 kg di torta non sono durati a lungo. Con tre persone.

Spero che la mia Torta Guida galattica per gli autostoppisti – vaso di petunie vi sia piaciuta  e addio e grazie per tutto il pesce (anche se in fondo ci rincresce)

P.S.

Come sempre se avete dubbi, curiosità o volete un consiglio non esitate a scrivere. Nonostante i commenti siano pieni di spam li controllo e rispondo appena posso ^_^

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