Torta Jawa – da Tatooine con dolcezza

Torta Jawa

I fan di Star Wars staranno già saltellando all’idea di una Torta Jawa ma può darsi che non tutti ricordino queste simpatiche (?!?) creature native di Tatooine.

I jawa sono un popolo umanoide piuttosto basso, molti di loro battono i deserti del pianta alla ricerca di resti tecnologici da rivendere a… chiunque altro possa essere interessato a comprare in effetti. Un gruppo di Jawa ritrovò e vendette allo zio di Luke Skywalker, C-3PO e di R2-D2 e sebbene i droidi sinao indubbiamente più famosi di loro e celebrati in dozzine di torte e cupcake ho trovato questa realizzazione più interessante di molte altre.

Tanto per cominciare mangiarla non mi farebbe sentire (eccessivamente) una cannibale, ha dei led (gli occhi si illuminano) ma non per questo non sembra una torta ed è realistica e curata senza tuttavia apparire plastica o qualcosa di “impossibile da riprodurre senza un team di scultori, pittori e tecnici dell’ikea”.

Se siete curiosi di saperne di più e di ammirare le altre foto saltate il break

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La torta jawa pesa la bellezza di 15kg per un’altezza di 65 cm (praticamente quanto un tavolino!) e sebbene nulla viene svelato dai suoi creatori del  Petitfour ho il sospetto abbia almeno un sostegno verticale e dei ripiani per separare i livelli della torta. Se non altro per aiutare il taglio.

Le braccia vicine al corpo non impongono la presenza di sostegni in ferro ma qualcosa deve esserci per reggere il fucile.. al di là della tracolla in spago aggiunta in extremis (chissà se si erano dimenticati quella in pasta di zucchero…) .
le pieghe del mantello fanno pensare ad una copertura in pasta di zucchero piuttosto consistente, come è visibile nei bordi del cappuccio.

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Un’idea molto carina è quella di lasciare “a vista” il rice krispies treat adoperato per il numero 40 che appare una cosa a metà fra un sandwich di gelato ed una roccia del deserto.

Inoltre in questa foto si nota la grana ruvida impressa sulla copertura, mi domando se sia stata una scelta o un “errore” farla emergere solo in alcuni punti del mantello.

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Quello che mi piace di questo dolce è che con poche sfumature, ottenibili anche senza aerografo, il mantello appare estremamente realistico. Anzi tutto considerato ritengo probabile che abbiano usato una “lavatura di colorante” molto diluito dato a pennello per via dell’effetto leggermente “nebuloso”.
Anche il cuoio della bandoliera è semplice ma realistico, con l’accortezza di lasciare le tasche leggermente deformate ed in disordine (una non ha il bottone ad esempio) ed il metallo del fucile è da manuale.
Vi ho già mostrato nel tutorial sulla pasta di zucchero ed i colori metallizzati che un buon color ferro non è facile da ottenere ed in questo caso ho idea che oltre ai perlati ed al nero su un fondo grigio scuro si siano aiutati con qualche glitter alimentare.

Una piccola nota: qui la corda non c’era ancora, rendendo evidente che il fucile deve avere un’anima interna rigida e soprattutto degli agganci laterali infissi nel dolce.

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Anche il retro della torta è curatissimo e se sulle prime è difficile non notare i cordami di pasta di zucchero e la cinghia che pare proprio vera (sospetto l’uso massiccio di pasta di gomma e cmc perché potessero seccare già in posizione senza deformarsi) in un secondo momento ho fatto caso alla cinghia in alto…

E’ stata dipinto l’alone scuro che dovrebbe causare la tintura del cuoio e/o il sudore in un punto in cui la stoffa viene premuta contro il corpo. Non un lavoro difficile ma è difficile pensarci a questi dettagli, mentre si sta montando tutto, ci si preoccupa della resa, del tempo (che non c’è mai), se reggerà tutto e così via.

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Ecco un dettaglio della bandoliera. Non è qualcosa di impossibile da fare e non richiede neppure chissà quali attrezzature. probabilmente basterebbe anche solo un beccuccio squadrato o una matita avvolta in pellicola alimentare, il punto è che il fatto di aver lasciato molte irregolarità anche nel “rigonfiamento delle tasche” contribuisce all’impressione che si tratti di un oggetto vero e richiede per certo meno fatica di qualcosa di perfettamente regolare, solo più fantasia.

Con questo non voglio dire che tutto ciò sia semplice, anche solo il fatto di aver arrotondato i tagli per ricordare l’effetto del cuoio è qualcosa che porta via tempo. Dico che non è complesso, che chiunque dotato di buon occhio e tanta tanta tata pazienza potrebbe riprodurlo (anche se non lo consiglio davvero a nessuno, non oso pensare quante ore ci abbiano messo.. senza contare i led ed il loro interruttore, nascosto nel vassoio!)

E a proposito di led l’unica cosa che non apprezzo di questo dolce è proprio l’effetto che fa con gli “occhi spenti”… diventa una specie di incrocio fra Indiana Jones ed un nazgul depresso ma a parte questo ho davvero poco da dire.

I dettagli sono ben curati, la copertura è un po’ spessa ma al tempo stesso ha un colore “alimentare” ovvero qualcosa che ricorda il cibo. Lì dove verdi e blu sono naturalmente repulsivi questa fa pensare al cioccolato, al caffè, alle nocciole. Insomma lascia immaginare che i 15 kg di torta alla fine siano stati spazzolati come un bouffet dopo il passaggio di un branco di conferenzieri (stato che è un gradino leggermente più in alto nella scala della miseria del proverbiale campo di grano con le cavallette).

Insomma nel complesso li ritengo una bel dolce ed ammetto che se qualcuno volesse regalarmelo non mi tirerei indietro dall’assaggio, e voi?

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( Via PetitFour)

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